IL GIORNALE DI VICENZA
7 dicembre 2022
LA STORIA
Per ricostruire un macchinario si è pure avvalso di un modellino fatto con i Lego
«Un artigiano thienese ridarà vita alla Corderia dell’Arsenale di Venezia»
Rodolfo Moro è stato chiamato per un importante progetto avviato dal Rotary lagunare che ha l’obiettivo di far rinascere l’antico laboratorio.
di Alessandra Dall’Igna
L’antico corderia dell’Arsenale dell’Arsenale di Venezia tornerà presto a rivivere grazie ai saperi e alla passione del cordàro thienese Rodolfo Moro e ad un sorprendente modellino Lego. Fortuna e determinazione si intrecciano in questa storia che inizia con una visita casuale all’Arsenale e termina con una collaborazione che porterà alla nascita a Venezia di un museo dedicato a quest’arte ormai scomparsa. A raccontarla è Rodolfo Moro, 44 anni, proprietario dell’antico laboratorio di filatura della canapa situato a ridosso della chiesetta di San Vincenzo fin dal 1778.

«Tutto è iniziato tre anni fa durante una visita al Salone Nautico – spiega Moro – quando con il mio assistente Roberto Rossato sono andato a fare un giro ai magazzini della corderia, chiedendo il permesso ad un ufficiale perché questa zona è di proprietà della Marina Militare. E proprio lui mi ha confermato che in quei magazzini erano custoditi centinaia di attrezzi appartenuti alla corderia di Renzo Innio, una delle più antiche di Venezia, che fin dall’ottocento produceva le corde per navi, battelli e traghetti. Un patrimonio che, dopo la chiusura avvenuta negli anni ’90 l’azienda ha donato al Comune di Venezia affinché lo valorizzasse ai fini museali, ma non se ne è mai fatto nulla. In questi tre anni ho tentato in tutti i modi ad entrare in corderia, scrivendo al Comune di Venezia e alla Marina, ma non ho mai ricevuto risposta. Si può solo immaginare la mia sorpresa quando questa primavera ho ricevuto l’invito non solo a visitarla, ma a collaborare alla sua rinascita».
Un invito arrivato dal Rotary di Venezia che nell’anno 2020/2021, sotto la presidenza dell’Ammiraglio Cristiano Patrese, ha sviluppato un progetto di restauro dei macchinari appartenuti a Renzo Innio, rimasti per 30 anni chiusi a chiave in magazzino. «Sono stato contattato dall’architetto Elisabetta Fabbri del Rotary – continua Moro – la quale, dopo aver visto il mio sito e il lavoro che sto facendo con la corderia di famiglia, mi ha chiesto di aiutarla perché si sono ritrovati con una mole di attrezzi impressionanti senza tuttavia sapere a cosa servissero e il loro utilizzo. Con la morte del cordàro Renzo Innio, si è infatti perso tutto il sapere e ciò che il Rotary aveva in mano era solo un inventario di macchine con nomi che purtroppo a loro non dicevano nulla».
Ed è entrato in scena così Rodolfo Moro, che con la sua competenza acquisita nell’antica bottega del nonno, ha iniziato a sbrogliare la matassa. «Dopo aver finalmente visitato la corderia – ricorda ancora emozionato – mi son messo a studiare e in questi mesi sono riuscito a catalogare quasi tutti i pezzi, dando loro nomi e funzioni precise. Alcuni tuttavia sono risultati sconosciuti pure a me perché la corderia di Innio era una piccola fabbrica con una trentina di lavoratori, una realtà molto diversa dal mio laboratorio che tramanda un’arte rinascimentale». E quando il sapere non basta, entra in scena la creatività.

«C’era questo carrettino di cui non sapevo il funzionamento – ammette Moro – e così ho deciso di chiamare il mio amico e assistente Roberto Rossato, grande appassionato di Lego. Co troviamo un pomeriggio e iniziamo a ricostruire una corderia in miniatura partendo dalle foto che ci aveva girato il Rotary: abbiamo ricreato i rocchetti, trafile, il sistema di scorrimento, e infine il famoso carrettino con tutte le carrucole e i meccanismi. Da lì abbiamo capito il suo funzionamento, e siamo riusciti a creare una piccola corda in canapa». Il modellino è piaciuto talmente tanto al Rotary di Venezia che durante il Salone Nautico di quest’anno lo ha presentato assieme al progetto di valorizzazione ai fini espositivi della Corderia di Innio, ipotizzando un suo utilizzo didattico nel museo che si sta progettando.
«E’ una grande soddisfazione per noi – conclude Moro, che in laboratorio collabora con Rossato e Giorgio Carli – perché stiamo contribuendo a mantenere viva un’arte che affonda le sue radici ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia».
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Su gentile concessione de “Il Giornale di Vicenza”

Il modellino Lego utilizzato per descrivere
il funzionamento della Corderia Veneziana
di Renzo Innio











