gli Attrezzi

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  Gli attrezzi della corderia sono ancora presenti nel nostro Laboratorio e li utilizziamo ancor oggi per filare la canapa durante le visite al museo e le uscite di rievocazione storica.

Vediamo assieme i nostri attrezzi da Sogàro, ossia il filatore di corde in canapa (sòghe).

Croxe

   La Croxe (Croce in lingua italiana) è un piantone di legno posizionato all’entrata del laboratorio. La fibra della canapa arrivava in grandi balle quadrate e si presentava come un arbusto già macerato e asciutto a cui era stata data una prima parziale rottura. Qui interveniva lo Spaca Canevo (rompi canevo) una persona che con forza sbatteva le fibre contro il palo di legno e le aste in metallo della Croxe per completare la rottura della fibra e prepararla alla pettinatura successiva. Era un lavoro duro e faticoso per la persona che lo svolgeva, tanto che il palo in legno porta tuttora i segni di quelle lavorazioni.

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Sgrànfio e Pettine da canevo

   Lo Sgranfio (Scapecchiatoio) era l’attrezzo adoperato dopo la gramola da canevo o la croce per eliminare le riste, ossia i frammenti della parte legnosa del gambo della canapa. Aveva due forme diverse: una rettangolare per la prima lavorazione, dalla forma a pettine che eliminava la parte più grezza, ed una seconda che si usava successivamente per una seconda pettinatura più fine in caso di fili da tessuto o per lavorazioni più pregiate.

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Bote∫éle

   Le Boteséle sono il congegno centrale del processo di avvolgimento della corda; sono costruite da una serie di cilindretti di legno, a volte in metallo, incavati da profondi solchi, ruotanti attorno ad un perno fissato su un supporto saldamente piantato sul terreno a circa un metro e mezzo dalla Mòla. Sulla faccia di ciascuna Bote∫éla è fissato un semiarco di ferro, sul quale vengono ancorati, o lo spago che si deve attorcigliare oppure, in Bote∫éle diverse, i tre o quattro spaghi con i quali si intreccia ciascuna corda. Il movimento della Bote∫éla è attivato da una fune mossa dalla Mòla.

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Andio

   Spazio lungo almeno una cinquantina di metri, ubicato nelle pertinenze della casa dove si lavorano le corde, nel quale vengono tesi, appoggiati sui rastrèli (rastrelli) gli spaghi che vengono intrecciati per ottenere le corde.

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Arbùio, Ansin

   L’Arbùio, o Ansin (Uncino) è un gancio girevole attaccato ad un’impugnatura che gli consente di ruotare. Su di esso sono fissate le estremità degli spaghi della corda che si sta confezionando. L’Arbùio deve tenere la corda sempre ben tesa tanto che l’attrito lo riscalda, per cui ha bisogno di essere lubrificato di tanto in tanto, e chi lo sostiene deve comunque accompagnare la corda che intrecciandosi tende ad accorciarsi (circa due metri ogni cinquanta).

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Cào

   Il Cào è una specie di piccola campana in legno pieno, profondamente solcata all’esterno da tre o quattro incavi, nei quali trovano sede gli spaghi mentre vengono attorcigliati. L’uso serve per evitare il contatto con le mani della corda durante il lavoro di attorcigliamento.

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Smàja

   La Smàja è un riquadro di tessitura in filo di ferro, dalla rete più o meno densa, simile a quella di una rete per materassi; con essa si lisciava la corda dopo che questa era stata in ammollo per una notte. Si utilizzava strisciando avanti e indietro il riquadro di smàja avvolto attorno alla corda per eliminare le ultime riste. Un panno tra smàja e corda aiutava a non ferirsi le mani vista la natura leggermente appuntita della rete. Un ulteriore e definitiva lisciatura e lucidatura era fatta con un tratto di grossa corda arrotolata e fatta scorrere attorno alla corda da lisciare.

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Mòla

   La Mòla è una grossa ruota fissata saldamente al terreno, munita di alète (alette) sporgenti lateralmente, le quali hanno la funzione di sostenere gli avvolgimenti della corda che mette in movimento le Bote∫éle. La corda di trasmissione del movimento è unica ma continua a girare per tutte le Bote∫éle da muovere.

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Sòga/Corda

   La Sòga o corda, per lo più di canevo (canapa) è formata da tre o quattro spaghi intrecciati fra loro. Per realizzare la corda gli spaghi venivano prima tesi lungo l’Andio e fissati, all’estremità terminale all’Arbùio retto da un operaio e, all’altro capo, al semiarco di Bote∫éle diverse. Venivano poi progressivamente attorcigliati dalla rotazione delle Bote∫éle azionate dalla Mòla, che era mossa da un secondo operaio; un terzo operaio reggeva e manovrava il Cào, che teneva distinti dalla parte delle Bote∫éle i tratti degli spaghi ancora tra loro separati, e dalla parte dell’Arbùio il tratto della corda già formata. Colui che faceva scorrere progressivamente il Cào verso le Bote∫éle dava la giusta compattezza all’intreccio sapendone regolare lo spostamento.

Tipi di corda: corda da campane (molto grossa), corda da cari (da carro), corda da cavèsse (che teneva legato per il capo un animale e serviva per guidarlo, in particolare le vacche); corda da lìssia (per stendere il bucato), corda da vedei (per l’allevamento), taja e liga (taglia e lega, piccoli cordini per l’uso in campagna)…

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BIBLIOGRAFIA:
– AA.VV. “LA SAPIENZA DEI NOSTRI PADRI – Vocabolario tecnico-storico del dialetto del territorio vicentino”, Accademia Olimpica Vicenza, 2002

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