le Corderie Veneziane
« Quale nell’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno – in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -;
tal, non per foco ma per divin’ arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che ‘nviscava la ripa d’ogne parte. »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXI, vv. 7-18)
La storia delle Corderie dell’Arsenale nasce tra il 1304 e il 1322 circa, quando fu costruita la prima fabbrica delle Corderie: la Tana (Casa del canevo). In quest’area venivano prodotte a livello industriale le preziose funi navali, al più basso costo possibile e con il vantaggio di rimanere indipendenti da fornitori esterni in caso di guerra.
La materia prima (la canapa, usata anche per il calafataggio degli scafi) proveniva prevalentemente dalla foce del fiume Don, sul mar d’Azov, dove i veneziani avevano stretto importanti accordi e relazioni commerciali. La materia prima era di gran valore e non potevano esserci scarti: le corde venivano prodotte all’interno della tana, un edificio lungo oltre trecento metri e successivamente immagazzinate negli spazi dedicati nello stradal de campagna, così chiamata perché era l’unica via dell’Arsenale che non “toccava” l’acqua.
Al momento del bisogno gli operai la prelevavano della lunghezza necessaria attraverso dei fori, per poi essere tagliate della misura richiesta, anziché essere confezionate in lunghezze standard. I fori, ancora presenti erano riconoscibili perché all’esterno erano decorati con enormi volti in pietra bianca dove il foro per il passaggio del cordame era la bocca.
I cordami corti eventualmente avanzati naturalmente non si gettavano, venivano sfilati, la fibra tessile ripettinata e infine rifilati dai sogàri. Ciò garantiva un ottimo risparmio alla Repubblica e contemporaneamente consentiva di vendere alle navi straniere in transito le funi a un prezzo inferiore e concorrenziale rispetto al mercato del tempo.
LE CORDERIE
NELLA MAPPA DI JACOPO DE BARBARI
VENEZIA MD
Un edificio merlato, con un accesso sul campo, fronteggia un piccolo ponte levatoio che collega la Fondamenta de la Tana con l’Arsenale; seguono tre fabbricati disposti a “C” ove la costruzione frontale ha una panchina addossata alla parete e nella retrostante area arsenalizia si vede uno specchio d’acqua di forma rettangolare e delimitato da un muri su uno dei due lati lunghi. Questa vasca sicuramente veniva usata per la macerazione della canapa, poiché poco lontani vi erano i locali usati per la costruzione delle corde.
L’accesso alla Casa del Canevo si presenta porticato, su pilastri, con due grandi fori-porta a terra ed uno che si affaccia sul Rio della Tana ed una torre angolare segna l’inizio delle Corderie che si sviluppano, dopo il rifacimento tra il 1579 ed il 1583, per 317 metri di lunghezza e per 21 metri di larghezza.
BIBLIOGRAFIA:
– AA.VV. “Venezia Città Mirabile”, Cierre Edizioni Verona, 2009, p. 59-60
LE CORDERIE E LA CASA DEL CANEVO OGGI